“Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni” (Matteo 19:22).
Comincia con questo versetto l’opera di “svuotamento” che il Signore ha intrapreso in maniera particolare nella mia vita ormai tre anni fa. Era domenica e a causa dei miei impegni calcistici arrivai al culto, a mia vergogna, in ritardo, ma comunque giusto in tempo per ascoltare la predicazione della Parola. Appena il pastore avviò la lettura di questo brano, lo Spirito Santo iniziò a parlare chiaramente al mio cuore.
Se è vero, infatti, che c’è una santificazione istantanea che il credente sperimenta al momento della salvezza per mezzo del sangue di Gesù, è altrettanto vero che poi c’è una santificazione progressiva che noi, in quanto credenti, dobbiamo impegnarci a ricercare (Ebrei 12:14), perché lo scopo del Signore è quello di renderci sempre più simili all’immagine del Suo Figliuolo Gesù Cristo.
Come quel giovane ricco intratteneva delle buone relazioni “orizzontali”, comportandosi in modo impeccabile con gli altri, così era pure per me; allo stesso tempo, però, non diversamente da lui, anch’io avevo un problema nella relazione “verticale” con il Padre Eterno. Quel giovane ricco, a seguito della richiesta di Gesù, se ne andò mantenendo sì la propria ricchezza terrena, ma sentendosi profondamente “rattristato”.
In quel periodo della mia vita il Signore mi stava rivolgendo un invito specifico. Mi chiedeva di abbandonare la mia ricchezza terrena, ovvero ciò che piano piano, senza che io me ne rendessi conto, aveva preso il posto che spettava a Dio: il calcio. Non che il calcio fosse sbagliato in sé, ma di certo lo era il fatto che ponevo questa passione al di sopra di Dio.
In quella sera, e poi durante il raduno nazionale che si tenne la settimana successiva proprio sul tema della santificazione, presi la decisione di lasciare il calcio alla fine della stagione. A differenza di quel giovane ricco, per la grazia di Dio, rinunciai a quello che apparentemente pensavo mi recasse soddisfazione e felicità, e gustai, dopo qualche tempo, la profonda gioia che si prova quando si è al centro della Sua volontà.
A questa gioia iniziò ad aggiungersi il desiderio di frequentare l’Istituto Biblico Italiano. Pregai per questo proposito e il Signore mi confermò che questa scelta era nel Suo piano per me in diverse maniere, portandomi anche, nel giro di un anno, a conseguire la laurea in anticipo rispetto ai tempi che avevo previsto e facendomi ottenere un voto che matematicamente non sarebbe stato possibile prima degli ultimi esami. Racconto tutto questo a lode e gloria del Suo nome e a testimonianza del fatto che è pienamente vero che Egli onora quelli che Lo onorano (I Samuele 2:30).
L’amore di Cristo mi “costrinse” a “svuotarmi” del calcio, ma subito dopo Egli riempì quello spazio che si era liberato con un desiderio che veniva da Lui. Dopo quasi due anni di scuola biblica, posso affermare che questo è quello che il Signore sta continuando a fare nella mia vita.
“Egli morì per tutti, affinchè quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro” (II Corinzi 5:15). Ogni giorno, sempre di più il Signore mi sta facendo comprendere in quanti comportamenti, azioni, abitudini e anche sentimenti io, in realtà, stia ancora vivendo non per Lui, che per me ha donato la Sua vita, ma piuttosto per me stesso; al contempo, posso testimoniare che ogni giorno, per la Sua grazia, vedo come Egli, conducendomi, passo dopo passo, ad essere svuotato dal mio “egocentrismo spirituale”, cominci invece a riempirmi di sentimenti e desideri che provengono da Lui e dalla Sua Parola.
Il messaggio che riceviamo innanzitutto dalla Parola di Dio e che ho cercato di illustrarvi anche attraverso la mia esperienza è appunto questo: dobbiamo essere svuotati per essere riempiti. Dobbiamo, cioè, permettere al Signore di svuotarci di ciò che impedisce la Sua opera, per poter essere riempiti, sempre da Lui, di desideri, sentimenti e scelte che onorino Colui che ha mandato a morire, per la nostra salvezza, il Suo unico Figliuolo, Cristo Gesù, nostro supremo esempio, il Quale “svuotò sé stesso… facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” e poi fu da Dio “sovranamente innalzato” (Filippesi 2:5-8).