Dire la propria: sembra questa, oggi, una delle esigenze più diffusamente avvertite, a tutte le età. È innegabile, senz’altro, che ci faccia bene sentirci liberi di esprimere le nostre idee ed emozioni, ma vogliamo con onestà porci una domanda: siamo disposti ad ascoltare così come lo siamo a parlare?
Nella lettera di Giacomo (1:19) leggiamo, infatti, quest’esortazione che può apparire, sulle prime, sorprendente: «[…] ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare». Per giunta, nell’originale greco il termine reso in italiano con «pronto» è tachýs, «veloce». Siamo invitati, dunque, a “correre”… ad ascoltare!
Ma perché, qui e in altri passi della Bibbia, si attribuisce tanta importanza all’ascolto? Almeno per due ragioni…
Anzitutto, se non siamo disponibili ad ascoltare, non ci accorgeremo che Dio sta parlando proprio con noi tramite la predicazione e la meditazione della Sua Parola, nella preghiera e anche attraverso le circostanze che Egli permette nella nostra vita. Per ben due volte, ad esempio, il giovanissimo Samuele fu chiamato dal Signore (1 Samuele 3:4,6); tuttavia, ricevette e comprese il messaggio di Dio solo quando rispose alla Sua chiamata così: «Parla, poiché il tuo servo ascolta» (v. 10).
Anche nelle nostre relazioni umane, inoltre, l’ascolto risulta fondamentale: «[…] l’uomo che ascolta potrà sempre parlare» (Proverbi 21:28). Non saremo, ad esempio, in condizione di donare agli altri un consiglio saggio e opportuno senza averli prima ascoltati con cura e senza preconcetti. E non potremo udire il grido che a volte si nasconde dietro un debole sospiro o una risposta solo in apparenza rassicurante.
Signore, dacci un cuore e un orecchio pronti ad ascoltare!