“Non posso scendere” o, meglio, “non voglio scendere“: queste furono le parole pronunciate da un uomo, Neemia che, come rivela l’etimo del suo nome, “il Signore ha confortato”. Infatti, osservando le mura (Ne 2:15) e ispezionando Gerusalemme di notte, egli fu pervaso da un profondo senso di tristezza (Ne 1:4), un peso che Dio mise in lui al fine di ricostruire le mura di una città distrutta fisicamente e spiritualmente ma che il Signore amava. Abbandonando i suoi agi e il ruolo di funzionario del re, divenne un muratore instancabile e con l’aiuto del popolo si mise all’opera: dopo aver pregato (Ne 1:11), mantenne le promesse fatte al Signore e si dedicò con ordine e dedizione a questo progetto che ultimò in 52 giorni. Quando l’opera fu terminata (mancavano solo i battenti delle porte) si presentarono degli oppositori presso le mura. Tra questi vi era Sanballat, il quale cercò per ben quattro volte un colloquio apparentemente innocuo con Neemia al fine di distrarlo, al quinto tentativo lo calunniò. Questo accade ancora oggi: ci impegniamo per un progetto individuale o comunitario, ma poco prima della sua realizzazione arrivano la distrazione, lo scoraggiamento e nei casi peggiori la calunnia. Da dove veniva la risolutezza di quest’uomo? Neemia non si era messo all’opera spinto da un qualche entusiasmo iniziale, non aveva agito per “pulirsi la coscienza” né tantomeno per ricevere una validazione esterna: il suo desiderio nasceva da un cuore rotto e unito a Dio. Neemia conosceva il valore del compito che Dio gli aveva affidato, un compito necessario, da tutelare e che non gli permetteva in alcun modo di scendere a compromessi e che lo aveva portato a dire fermamente: “Non posso scendere”. Il Signore era con Neemia quando egli, piangendo, osservava le mura distrutte, quando era scoraggiato e criticato… Ma il Signore era con Neemia anche quando i popoli circostanti con grande umiliazione riconobbero che l’opera si era compiuta, nonostante tutti gli impedimenti, con l’aiuto di Dio. Se Dio è davvero l’origine e il fine ultimo della tua chiamata ti darà la forza per non fermarti, per “non scendere” ed essere impiegato in modo meraviglioso nella Sua opera.