Come si stabilisce il valore di qualcosa o di qualcuno? Quale criterio possiamo utilizzare per avere un giudizio oggettivo e imparziale?
Il valore di un oggetto o di una persona spesso varia a seconda delle circostanze e del contesto. Ad esempio, un pallone da basket nelle mani di Michael Jordan può valere circa 30 milioni di euro, mentre nelle mie mani potrebbe avere solo un valore modesto. Analogamente, una palla da baseball può raggiungere un valore di 17 milioni di euro se è stata toccata da Mark McGwire, ma solo pochi euro se è nelle mie mani.
Questi esempi dimostrano che il valore di qualcosa o di qualcuno dipende in gran parte da chi lo possiede o lo guida. Tale riflessione può aiutarci a comprendere una verità profonda, sebbene complessa: senza Dio, la nostra vita non ha significato, non ha valore.
Possiamo trovarci tra i “migliori”: impegnati, dotati di talenti notevoli, con una carriera brillante, e apprezzati da colleghi e familiari. Oppure possiamo sentirci come i “peggiori”: privi di risorse perché non abbiamo ricevuto il sostegno necessario, feriti e confusi, con un lavoro insoddisfacente e relazioni poco significative. Tuttavia, come afferma la Bibbia, per entrambe le categorie: “L’uomo è simile a un soffio, i suoi giorni sono come l’ombra che passa” (Salmo 144:4).
Se tutto è destinato a finire, ha senso gioire per un traguardo temporaneo o soffrire per un fallimento transitorio? La consapevolezza che tutto ciò che facciamo sarà dimenticato può sembrare scoraggiante.
Riprendendo l’esempio iniziale, riflettiamo: “E se ci stessimo concentrando di più sul pallone da 20 euro anziché sul giocatore che lo tiene in mano, il quale è stato per dieci volte il miglior marcatore della NBA?”. Probabilmente la consapevolezza che ciò che facciamo ora (nel bene o nel male) tra 100 o 200 anni verrà dimenticato non ci aiuta per niente: nulla avrebbe senso. Ciò che invece dovrebbe entusiasmarci e darci vera pace è che il nostro valore non dipende da noi, ma solo da Dio. Noi siamo come oggetti che nelle mani di Dio acquistano un valore autentico.
Gesù esprime meravigliosamente questo concetto nel Vangelo di Giovanni (15:5): “Io sono la vite, voi siete i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla.” Questa è la chiave di volta per comprendere il vero valore delle nostre vite: Dio non ci ha affidato una vita da gestire per un certo tempo, Lui stesso è diventato la nostra vita, la nostra vera vita.
Comprendere che la nostra esistenza ha il valore del sacrificio di Gesù non solo ci dà significato nella precarietà e fragilità di esseri umani, ma ci fa percepire in piccola parte l’infinito amore che Gesù ha dimostrato ponendoci letteralmente nelle sue mani… Quelle mani ferite, apparentemente sconfitte e deboli, che alla fine ci hanno dato non solo un’esistenza il cui valore è incalcolabile ma una vita ricca di frutti e benedizioni che sopravviveranno al tempo e alle nostre incapacità.