“Farò con loro un patto eterno,
che non mi allontanerò più da loro
per cessare di far loro del bene;
metterò il mio timore nel loro cuore,
perché non si allontanino da me.”
Geremia 32:40
Nel gergo comune il termine patto è utilizzato come sinonimo di contratto, eppure alla luce del diritto privato, lo
stesso assume una sfumatura diversa. Con patto infatti, si fa riferimento ad una clausola contrattuale, ad un
accordo accessorio, parziale, rispetto ad un più ampio regolamento di interessi. In ogni caso il patto, insieme al
contratto generale cui fa riferimento, assume forza di legge tra le parti (Art.1372 cc), che saranno tenute a
adempiere le stesse previsioni del loro accordo. Si tratta di una consapevolezza etica e morale diffusa sin
dall’antichità, infatti un antico brocardo latino recitava pacta sunt servanda, letteralmente, i patti devono essere
osservati. L’inadempimento delle prestazioni negoziali, genererà a favore del contraente non inadempiente, il
diritto di risolvere il contratto e di ricevere il risarcimento del danno.
Il testo di riferimento, dal libro di Geremia, capitolo 32 versetto 40, parla di un patto, eppure, in quel contesto lo
stesso termine assume significati e rilevanza diversi. In primis infatti Geremia viveva in un tempo e luogo
estremamente diversi da quelli in cui viviamo noi oggi, dunque anche l’ordinamento giuridico cui faceva
riferimento era differente dal nostro. In secondo luogo è possibile notare come spesso nella Bibbia ricorra il
termine patto con un significato che però prescinde dalla volontà dei soggetti passivi che ne sono coinvolti.
Nella Bibbia infatti, il patto è un alleanza che Dio decide di stringere con l’uomo. È lui che lo stipula, è lui che
ne prevede le condizioni. Quello che Dio fa con l’uomo è un patto che parla della Sua misericordia e del Suo
amore per l’umanità, un’umanità di cui Dio conosce perfettamente la natura infedele e incostante.
Come figli di Dio, abbiamo accettato questo patto con Lui, eppure quante volte siamo venuti meno, quante volte
ci siamo tirati indietro perché seguire il Signore richiedeva dei sacrifici che non eravamo disposti a fare. Quante
volte pur amando il Signore ci siamo “accomodati” sulle nostre certezze, restando ancorati alla nostra zona di
comfort perché seguire il piano di Dio per noi rappresentava un salto nel vuoto che non eravamo disposti a fare.
Quante volte siamo venuti meno negli impegni che avevamo preso verso il Signore o l’abbiamo rinnegato,
eppure, Dio, nella sua infinita misericordia è rimasto fedele a quel patto che un giorno ha stretto con noi, il
giorno in cui ci ha redenti dai nostri peccati. Certo questa consapevolezza non ci legittima ad abusare della Sua
grazia, ma penso altresì descriva la natura di Dio, il Suo amore per l’uomo che è l’essenza dell’opera della
croce. Dio che manda Gesù, il Suo unigenito a morire sulla croce per gli uomini, pur sapendo che molti lo
avrebbero rinnegato, perché l’opera della salvezza, quel patto eterno che voleva stipulare con noi, era sin dal
principio il disegno di salvezza che Dio aveva preparato per noi, per darci la vita in Lui.
Questo grande amore che Dio ci ha dimostrato, ci incoraggia ancora oggi a osservare quel patto che molti di noi
hanno stretto con Lui, a fare grande stima dell’opera della croce.
E quand’anche venissimo meno, troveremo consolazione nel sapere che Dio non ha sciolto il Suo patto con noi,
ma è ancora pronto a perdonarci se ci ravvediamo con tutto il cuore.
“…se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso.” II Timoteo 2:13